Replying to Blood Taste - Capitolo 1: Ritorno a Carlow

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  1. Posted 3/9/2013, 20:16
    Marcus sedeva sul sedile posteriore del taxi che aveva preso all'aeroporto di Dublino. Era diretto a Carlow, la sua città natale che non vedeva da più di cento anni, chissà quanto era cambiata.
    L'uomo guardò l'orologio e notò che erano quasi le cinque del mattino, tra non molto sarebbe spuntato il sole... ma non si curava di ciò, poiché grazie ad un incantesimo fattogli da una strega anni prima, lui era in grado di camminare sotto al sole e non incenerire.
    Ma non era per tutti così, normalmente dopo la trasformazione e per i primi trent’anni ogni vampiro era in grado di camminare sotto al sole, ma una volta passato questo lasso di tempo il sole cominciava a dare fastidio e a irritare la pelle, fino a farla bruciare incenerendo così l’intero corpo. Marcus una volta aveva assistito alla morte di un vampiro bruciato dal sole e… non fu di certo un bello spettacolo.
    - Lei è di queste parti?
    Chiese curioso il tassista.
    - Si, nato e cresciuto a Carlow, ma è parecchio tempo che sono via.
    - Per lavoro?
    - Esatto, in America.
    - Ah l'America, ho dei parenti che stanno lì, io non ci sono mai andato, com'è?
    - Bè... è sempre tutto così movimentato, di certo non regna la stessa pace che c'è a Carlow.
    Era tutto vero, ma stava tornando nella sua città natale per un semplice motivo: la sua vita era in pericolo e l'unico posto sicuro dove nascondersi era proprio Carlow. Tutto era cominciato qualche mese prima, quando molti vampiri nella zona di Los Angeles erano stati uccisi da un gruppo di persone che si facevano chiamare Oscuri. Marcus ne aveva incontrato uno e a malapena era riuscito ad uscirne vivo, non poteva dire lo stesso di altri. Ma la cosa che gli rimase impressa, era il modo in cui gli Oscuri si muovevano e combattevano, c'era qualcosa di... sovrumano in loro, per non parlare poi del velo di mistero che li avvolgeva, dato che indossavano delle maschere che celavano il loro volto.
    L'uomo scacciò via quei pensieri e lanciò un'occhiata fuori dal finestrino: la strada era pressoché rettilinea, c'era solo qualche curva di tanto in tanto. Il paesaggio era avvolto dall'oscurità, erano visibili solamente le sagome di alcuni alberi nel buio, e i fari della macchina illuminavano la strada che si parava davanti, esaltando il velo di nebbia che infestava l'esterno.
    - Scusi c'è ancora molta strada da fare?
    - No, più o meno venti minuti, comunque dove la devo lasciare precisamente?
    - Mi lasci davanti alla cattedrale di Carlow.
    I minuti passavano velocemente, fin quando il vampiro notò il cambiamento del paesaggio: c'erano delle villette con dei giardini molto curati, la strada era parecchio larga e ai lati di essa vi erano dei muretti bassi di pietra calcarea molto antichi. Almeno quello non era cambiato, ma oltre a ciò, non riuscì a riconoscere altro, così continuando a fissare il panorama, chiese con tono assopito:
    - Mi sa dire se la villa dei Rifter è ancora intatta?
    - Certo che è ancora intatta! E' stato via per davvero tanto tempo. Quella villa è diventata una delle principali mete turistiche da circa dieci anni. E' stata acquistata da un certo Gordon Bell che l'ha trasformata in un museo.
    Casa sua era stata trasformata in un museo! La situazione era più tragica di quel che credeva, doveva riaverla indietro il prima possibile. Quella casa celava molti segreti di cui nessun altro, a parte Marcus, doveva venire in possesso. Sempre sperando che qualcuno non avesse già curiosato in giro. Ecco quello era proprio un bel problema da risolvere al più presto.
    Il taxi si fermò, così Marcus guardò all’esterno e la prima cosa che vide fu l'enorme cattedrale. Tirò fuori il portafoglio e disse con aria distratta:
    - Quando viene la corsa?
    - Sessanta euro.
    Allungò il denaro all'uomo e scese immediatamente dal mezzo, portando con sé la valigia poggiata al suo fianco. Salutò l'autista con un cenno della mano, e poco dopo quello sparì svoltando l'angolo.
    Si guardò intorno sommerso dai ricordi legati a quel luogo ed inspirò l'aria fresca del mattino, dimenticandosi per un attimo di tutti i suoi problemi. Finalmente dopo tanti anni era tornato a casa e già questa era una cosa positiva, anche se era molto diversa da come se la ricordava.
    La cattedrale era pressoché la stessa, mentre il quartiere era cambiato moltissimo, quindi ora come ora, non avrebbe saputo trovare la strada che portava alla villa. Cosa poteva fare? Poteva provare a girare tutta la città fin quando non l'avrebbe trovata, ma così ci sarebbe voluto troppo tempo.
    Improvvisamente gli ritornò in mente un nome: Martin Milch, il prete di cui suo padre gli aveva parlato spesso, prima di essere ucciso. Il caso voleva che egli fosse proprio il prete della cattedrale di Carlow e che fosse anche un grande amico del padre, quindi in quel momento era l'unica persona di cui poteva fidarsi, o almeno era quello che sperava.
    Così il vampiro non perse altro tempo ed entrò nella cattedrale, visto che le porte restavano sempre aperte. L'interno era favoloso: la sala principale era enorme e vi era un lungo tappeto rosso che arrivava fino all'altare, inoltre sul soffitto gravavano parecchi lampadari fatti di cristallo. Mentre le pareti erano tappezzate di dipinti con colori vivaci che raffiguravano diverse scene religiose.
    La cattedrale era vuota, c'era solo un uomo con indosso una tunica da prete, inginocchiato su una delle panchine che pregava. Così Marcus lasciò la valigia poggiata al muro vicino l'ingresso e avvicinandosi al prete, disse con voce non troppo alta:
    - Padre Milch?
    L'uomo si alzò lentamente e si voltò verso lui, mostrando così il viso segnato dalle rughe, gli occhi scuri come la pece e i pochi capelli grigi che gli erano rimasti sulla testa.
    - Sì, chi è che lo vuole sapere?
    - Mi chiamo Marcus, Marcus Rifter... mio padre era Antoine Rifter.
    Appena nominò quel nome, il prete sorrise e fece cenno di seguirlo, dicendo:
    - Sapevo che un giorno saresti tornato! Avevo promesso a tuo padre di tenere nascosti i segreti della tua famiglia e così ho fatto, da questa parte.
    L'anziano prete lo condusse fino a una porta di legno, celata da una tenda rossa, che conduceva al piano sottostante, da cui proveniva un odore inteso. Era incenso, il vampiro ne era più che certo poiché ormai conosceva bene quell'aroma.
    - Cripte eh?
    - Esatto, se vuoi nascondere per bene qualcosa, devi nasconderla dove nessuno mai si sognerebbe di andare a cercarla.
    Disse l'anziano uomo celando un tono di ironia.
    Marcus non andava matto per le cripte, gli mettevano i brividi... anche se teoricamente era un morto vivente. Ma nonostante ciò, seguì il prete giù per le scale senza fiatare.
    Dopo pochi istanti, si ritrovarono in un'ampia sala poco illuminata dove vi erano parecchie tombe aperte.
    - Ma quante bare, ci sono altri... come me?
    - C'erano, ma appena si sono risvegliati sono andati tutti via. Scappati. Erano spaventati da qualcosa o... da qualcuno...
    Dopo quelle parole, il vampiro capì che probabilmente neanche quel posto era così sicuro come pensava… ma la domanda da porsi in quel momento era: di cosa avevano avuto paura gli altri? Possibile che sapessero già degli Oscuri al loro risveglio? Era un'ipotesi come tante altre, ma in quel momento era la più accettabile.
    L'uomo fu allontanato da quei pensieri, quando il prete aprì una delle poche bare chiuse, provocando così un gran frastuono. Dall'interno di essa estrasse una scatola cubica di modeste dimensioni, che subito gli passò, dicendo:
    - Prima che acquistassero la villa, sono andato a recuperare tutto ciò che tuo padre mi aveva chiesto di salvaguardare. Ma non ho trovato il pezzo più importante...
    Intanto Marcus stava già controllando all'interno della scatola, sembrava che ci fosse tutto, chiavi di ogni tipo, anelli, lettere... ma appena sentì le parole del vecchio, si fermò e disse guardandolo dritto negli occhi:
    - L'amuleto di mio padre.
    - Esatto.

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