1. Blood Taste - Capitolo 2: Il destino è segnato

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    Blood Taste
    By Joe16 il 9 Sep. 2013
     
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    Padre Milch era seduto su una delle bare chiuse che ascoltava il racconto del vampiro, su ciò che era accaduto a Los Angeles. Dopo che Marcus ebbe finito, il prete si portò la mano destra a tastarsi il mento e con aria cupa disse:
    -Oscuri, ho letto qualcosa sul loro conto… ma non ne so molto. Però adesso vorrei porgerti una domanda: perché sei tornato a Carlow?
    Marcus si allontanò dalla bara su cui era seduto il prete, e si appoggiò al muro di fronte a lui. Così assunse un’aria seria e parlò lentamente:
    -Non ero al sicuro a Los Angeles, e non potevo rimanere ancora in quel posto. Quindi ho pensato bene di tornare a casa, pensavo di…
    -Trovarti al sicuro.
    Il vampiro annuì, così Padre Milch si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza.
    -Marcus, non sei al sicuro neanche qui. Avevo capito che c’era qualcosa che non andava al risveglio di tutti gli altri, non hanno nemmeno voluto riprendersi per bene… sono direttamente andati via da Carlow. Ma tra tutte le cose che avevo ipotizzato, mai avrei immaginato che ci fossero gli Oscuri dietro tutto questo!
    -Allora, cosa sono questi Oscuri?
    -Bè come ho detto prima non so molto sul loro conto. Ho visto spesso il loro nome comparire negli appunti di tuo padre, e spesso gliel’avevo sentiti citare, prima che sparisse.
    -Prima che lo uccidessero.
    -Non credo che sia stato ucciso, a quanto ne so il suo corpo non è mai stato ritrovato.
    -Io ero presente quel giorno.
    Dopo quelle parole, il prete assunse un’espressione indescrivibile e si fermò al centro della stanza. Così Marcus ripensò a ciò che accadde solo dieci anni prima.
    Si trovava in Francia, precisamente a Parigi e si stava dirigendo verso l’appartamento del padre che si trovava proprio di fronte agli Champs-Elysées. Erano le undici di sera e aveva appena finito di piovere, proprio non riusciva a ricordarsi di una volta in cui non avesse piovuto a Parigi. Marcus aveva attraversato una strada parecchio trafficata fino a trovarsi di fronte a un palazzo che appariva parecchio antico, suo padre aveva sempre amato le cose antiche, probabilmente perché era un Custode. I Custodi erano delle persone “speciali” che avevano il compito di custodire il sapere e i segreti della magia, dovevano far in modo di mantenere gli umani allo scuro dell’esistenza della magia e delle creature che quest’ultimi avrebbero definito “soprannaturali”.
    I Custodi, grazie alla loro conoscenza della magia, delle arti mistiche e dell’alchimia potevano vivere anche per secoli interi ed erano poche le cose che non riuscivano a fare, ma ciò non li rendeva immortali. Antoine Rifter, il padre di Marcus, era il più importante e potente Custode. Nessuno sapeva precisamente quanti anni avesse o le sue origini, poiché egli non ne parlava mai. Non era mai stato molto presente per suo figlio, ma nonostante ciò nutriva molto affetto nei suoi confronti e di questo Marcus ne era certo.
    Il vampiro si era avvicinato alla porta d’ingresso, notando così che era aperta. Aveva trovato la cosa molto strana visto che suo padre era un tipo molto attento e molto soprattutto molto riservato, non era da lui. Così lentamente aveva spinto la porta ed era entrato. L’ingresso, tappezzato di dipinti antichi, sembrava a posto. Il vampiro era andato nell’enorme cucina che presentava due zone, la zona cottura e la zona pranzo, ma niente non c’era traccia di Antoine.
    -Padre
    Aveva chiamato con voce abbastanza alta, ma non ci fu risposta. Così provò altre due volte, ma il silenzio continuava a regnare. Aveva controllato anche la camera da letto, il bagno e il soggiorno, ma niente non c’era anima viva.
    Sempre più sospettoso, Marcus era tornato all’ingresso e aveva cominciato a salire le scale che portavano al piano superiore. Stranamente il lungo corridoio si era mostrato inghiottito dall’ombra, ma grazie alla sua natura vampiresca, Marcus riusciva a vedere nell’oscurità, notando così la lunga scia di sangue sul pavimento che portava allo studio di suo padre. Il vampiro si era lentamente avviato verso la porta ed era entrato cautamente nello studio. C’era una piccola lampada sulla scrivania che illuminava solo la parte sinistra della stanza, lasciando in penombra la parte destra, inoltre era tutto sottosopra e c’era sangue sparso ovunque.
    -Padre! Dove sei?!
    Non c’era stata risposta ai suoi richiami, ma ad un certo punto sentì un rantolo provenire dalla parte più oscura della stanza. Un uomo barcollante si stava dirigendo verso Marcus, così il vampiro non aveva perso altro tempo e gli era andato immediatamente contro, aiutandolo ad appoggiarsi alla scrivania ribaltata. Suo padre era davvero conciato male, intanto non lo aveva mai visto con tutte quelle rughe e con tutti quei capelli bianchi, inoltre aveva uno squarcio dell’addome, da cui fuoriusciva parecchio sangue.
    -Padre! Cos’è successo?!
    -M… Marcus, d… devi andartene via… subito!
    Antoine era spaventato ed improvvisamente Marcus fu afferrato dalla spalla e fu gettato indietro, fino a sbattere contro il muro dall’altro lato della stanza. L’uomo che aveva compiuto il gesto, si trovava in piedi di fronte a suo padre e indossava degli abiti, molto simili ad un’armatura di cuoio, neri e portava un cappuccio con cui celava il suo volto anch’esso nero. Il vampiro si era rialzato velocemente e aveva cercato di avventarsi contro l’uomo in nero, ma quest’ultimo con una velocità incredibile, si era portato alle spalle di Marcus. E in un attimo si era ritrovato nuovamente per terra.
    -Lascialo! Lui non centra niente!
    Suo padre aveva urlato con tutto il fiato che si teneva dentro. Così l’uomo incappucciato aveva prima guardato Marcus, mostrando la maschera d’argento che indossava, e poi si era avvicinato ad Antoine, stringendolo per il collo ed alzandolo qualche centimetro da terra. Dopodiché una lama ricurva e all’apparenza molto tagliente, gli era comparsa in mano dal nulla. Immediatamente l’uomo aveva infilzato la lama appena sopra l’inguine di Antoine, il quale emise un urlo strozzato e sputò sangue sul pavimento.
    Subito dopo era successa una cosa alquanto strana, che ancora Marcus non riusciva a spiegarsi. Dietro le spalle dell’uomo mascherato, era comparsa una luce blu che aveva risucchiato sia lui che il padre, lasciando Marcus da solo nella stanza ancora incredulo ai suoi occhi.
    -Marcus?! Stai bene?!
    Il vampiro riaprì gli occhi e vide padre Milch che si era avvicinato e che lo guardava con sguardo preoccupato. Così abbassò gli occhi e disse con voce triste:
    -Un Oscuro gli ha infilzato una lama nella pancia e dopo sono spariti entrambi, risucchiati da una luce.
    Il prete si allontanò con aria preoccupata, così Marcus alzò nuovamente lo sguardo.
    -Come ha conosciuto mio padre?
    -Beh ragazzo… anche io sono un Custode, noi due abbiamo lavorato insieme per molti anni. Poi lui ha incominciato a nutrire una certa attrazione per gli Oscuri ed ha incominciato a lavorare da solo, gli ho sempre detto che erano solo delle leggende… ma a quanto pare ha sempre avuto ragione.
    Marcus si sedette sui gradini e chiese con voce stanca:
    -Quindi? Adesso che si fa?
    Padre Milch stette qualche minuto in silenzio, pensando bene alla prossima mossa. Così si voltò nuovamente verso il vampiro e scrutandolo attentamente con i suoi occhi scuri, disse:
    -Marcus, tutto questo è molto strano. Non capita tutti i giorni che delle leggende, create per incutere timore, diventino realtà. Dobbiamo saperne di più ad ogni costo. Purtroppo ormai la mia vita sta per finire, ho vissuto per molti secoli… sapevo che prima o poi sarebbe successo. Per questo dovrai essere tu ad indagare sugli Oscuri e a… combatterli. Ovviamente non posso costringerti se non vuoi, ma sappi che se non li fermiamo tutto potrebbe cambiare e molte persone innocenti potrebbero morire. Allora? Qual è la tua risposta?
    Mille pensieri e preoccupazioni si affollarono nella mente di Marcus. A lui non era mai piaciuto mettersi in questi tipi di affari, non gliene era mai fregato granché degli altri, a parte di qualche amico intimo e di suo padre. Ma questa volta era diverso, compiendo quest’impresa non solo avrebbe eliminato una grande minaccia, ma avrebbe vendicato persino suo padre… sempre se tutto fosse andato per il verso giusto.
    Così con tono sicuro e determinato disse:
    -Lo farò, costi quel che costi.
    -Immaginavo che avresti risposto così. Sai, mi ricordi molto tuo padre.
    Il prete sorrise mentre diceva ciò e si ricompose velocemente assumendo nuovamente l’espressione seria di prima:
    -Bene adesso vediamo da dove cominciare… fossi in te farei un salto a villa Rifter, potresti…
    -Lo studio di mio padre. C’è l’ingresso che porta nei sotterranei e poi dritto nella grotta che aveva fatto costruire per tenere nascosti tutti i suoi esperimenti e non so che altro.
    -Esatto è da lì che potresti cominciare. Ci sarei andato io, ma come sicuramente saprai, coloro che non sono Rifter di nascita morirebbero quasi subito lì sotto. Poiché tuo padre ha affidato la difesa della grotta a creature molto antiche e pericolose, che rispondono solo a coloro che hanno il tuo sangue.
    Marcus si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza e dopo un po’ chiese:
    -Bene, ma avrei delle domande da porti. Intanto come faccio ad arrivare inosservato fino allo studio? Se ho capito bene la mia villa è diventata un museo e quindi ci saranno delle telecamere. E soprattutto, cosa devo aspettarmi di trovare lì sotto?
    -E’ vero, ci saranno molte telecamere. Per questo dovrai agire di notte, poiché le uniche persone presenti saranno le guardie… per quanto riguarda le telecamere, possono essere disattivate temporaneamente e io conosco una persona che fa al caso tuo. Mentre l’unica cosa che so dirti sulle creature che vivono nella grotta è che sono molto pericolose, e ti consiglio di stare attento anche se sei un vampiro.
    Marcus ascoltò attentamente il prete, e senza fare troppo caso all’ultima risposta, chiese curioso:
    -Chi sarebbe questa persona?
    -Mio nipote, Peter e il suo amico Dave.
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